Descrizione Progetto
“PROSPETTIVE” di Lucia Sarto
Introdurre le opere di Lucia Sarto è sempre un’esperienza di straordinario privilegio. Nel corso degli anni, ho avuto l’onore di presentare la sua arte in contesti prestigiosi, da musei a complessi monumentali ai castelli e altri siti dell’UNESCO in Sicilia (Cefalù, Monreale, Palermo) o in altre parti d’Italia come Roma e Padova. Desidero esprimere profonda gratitudine a Donatella Bedello Melori, la gallerista che ha aperto le porte alla scoperta dell’arte di Lucia Sarto nel 2015. Grazie a questa collaborazione, ho avuto l’opportunità di presentare mostre presso la Galleria Melory & Rosenbergh e, di recente, alla Ghetto et cetera Art Gallery, diretta oggi con professionalità e capacità selettive dalle galleriste Donatella e sua figlia Alice Faga.
“Prospettive”, titolo eloquente della mostra, offre una visione ampliata di Venezia, una città intrisa di storia e sentimenti. Lucia Sarto va oltre la semplice veduta, rielabora il concetto vedutistico in un percorso stilistico centrato sulla luce e sul colore e trasmette uno spirito unico e profondo nell’esplorazione dell’anima di Venezia. La città lagunare diviene una fonte inesauribile di ispirazione, descritta con eleganza attraverso la sua memoria pulsante. Un processo artistico, dalla resa alchemica cromatica, che diviene generatrice di intense emozioni, con la capacità di coniugare sia la visione documentaristica che l’espressione creativa più intima dai suoi caratteri distintivi.
Attraverso il suo pennello, Lucia Sarto riesce a catturare l’essenza di Venezia, trasformandola in uno scrigno d’arte unico. Le sue opere rivelano una fusione di architettura e paesaggio, luce e ombra, riflessi e nuvole che si dipanano in movimenti mutevoli. La sua sensibilità pittorica si esprime in gradazioni eteree e atmosfere suggestive, creando un ponte tra la storia e la contemporaneità, tra il sogno e la realtà. In un connubio tra neo-post-impressionismo e lirismo, le opere di Lucia Sarto evocano un’esperienza poetica del “m’illumino d’immenso”. Questo rende visibile l’invisibile, tra orizzonti paralleli che si incontrano in un unico punto di fuga. La sua capacità di suscitare emozioni, di narrare storie di luoghi e personaggi attraverso variegati generi artistici, (dal floreale al figurativo, dallo still life ai frame cinematografici, ai paesaggi e a scene di vita da quelle più romantiche a quelle più contemporanee) la conferma come un’artista di rilievo non solo per la critica e i galleristi, ma anche per il pubblico che, affascinato, desidera appartenere a quell’arte che illumina l’immensità dell’esistenza. In simbiosi con la poesia visiva, le opere di Lucia Sarto offrono una contemplazione profonda, da “più punti di vista”, sia della sua esperienza intima di Venezia che di quella universale, un invito a esplorare l’immaginario di chi sogna di visitare questa città unica al mondo. Ed è in questo e in altri contesti che Lucia Sarto, si è sempre distinta, per il suo talento espresso con capacità tecniche ed espressive, dove in tutta la sua lunga carriera ha annoverato consensi e ammirazione da parte di collezionisti e galleristi di tutto il mondo. Ogni opera conserva da una parte il suo studio accademico tra Torino e Venezia e l’esperienza e sensibilità artistiche espresse in una lunga carriera dove a seguito ha più di 100 mostre tra l’Italia dall’Europa, dall’USA al Giappone.
Certamente consapevole dei suoi studi accademici e ricerca personale sulla lezione “canalettiana”, o di Carlo e Giovanni Grubacs, percorso stilistico sulla luce e sul colore, che lascia allo spettatore il fervore dei luoghi da lei narrati di Venezia, e ne pervade e vivacizza le impressioni con empatia e impressioni indelebili. Da quei “Voyage Pittoresque”e dei “Grand Tour” della fine del XVIII secolo, all’uso degli “Sketchbook”del passato, oggi troviamo l’osservazione della realtà, attraverso scatti fotografici realizzati nei suoi numerosi viaggi., che rimembrano metodi simili nell’uso delle camere ottiche di quel periodo. La metodologia tecnica di Lucia Sarto resta fedele ad un primo disegno in sanguigna dove traccia linee, punti di fuga e riferimenti di forme, successivamente alle distese di colore lavorerà per gradi intervenendo con precisione nei dettagli anche più distanti.
Da una parte ci immerge in parte ampie vedute attraverso la veridicità delle “cose” e dall’altra umanizza persino l’evanescenza impalpabile di nuvole cangianti che tradotte in atmosfere del sentire, come stati d’animo o emozioni, nutrono lo spirito di chi ne fruisce. In questa quiete e sospesa felicità, tra scorci, le calli, i ponti, le architetture e i panorami troviamo più tipologie di e temperamenti di cieli, secondo i mutamenti di ore e stagioni della città lagunare. Tutte le sue immagini pulsano di battiti e ritmi rutilanti di vita e movimento, dove l’amore dell’artista per la laguna abbraccia anche il sentimento universale di chi ama e vive questa città dai languori e nostalgia che ambiscono alle variazioni delle stagioni, mostrando la sua capacità di sedurci attraverso una Venezia innevata in inverno o nei chiarori più dorati variabili nelle ore del giorno in estate. In queste complesse compositio, poi campeggia tra i colori, la pietra bianca luccicante di grandi architetture che sconfina agli argini e libra sospesa e narcisa. In questo ciclo pittorico risaltano le smeraldine acque con le loro imbarcazioni che fluttuano avvolte dall’etere salmastro che risveglia i sensi oltre lo sguardo. Il linguaggio cromatico risulta orchestrico, filtrano screzi vaganti, tra cielo e terra che si rispecchiano in sinfoniche armonie tra barche, edifici e monumenti. In queste ampie inquadrature dalle rese brillanti, bagliori nitidi tono su tono, intridono di commosso virtuosismo e si rendono percepibili la dovizia nei piccoli dettagli mirabili alla percezione visiva nel tutto. Lo notiamo dalle increspature delle acque create dal percorso delle barche, dai riverberi di guizzi del pennello che rilucono di bagliori verso l’alto e nelle assonometriche visioni, con passaggi ideali a “volo d’uccello” verso le tegole dei tetti o sino alle nobili cuspidi di cupole o nei decorum a merletti e arabeschi sino archi in San Marco. Ancora ravvisiamo meraviglia quando osserviamo l’opera “Canal Grande”, come se navigassimo trasportati da un battello, in cui la quarta parete scenica si affaccia alla maestosità e lo spazio si dilata verso le suggestioni languide e di tempo sospeso. I contrasti tra il fascino decadente dell’antico e il contemporaneo si fanno evidenti nell’opera più sublime di San Trovaso, tradito dal deterioramento e lacune dei muri rossi o in secondo piano alle spalle delle presenze misteriose di due maschere in costume, con una lanterna in mano (tratto d’unione tra il passato e il presente nelle memorie di antichi fasti veneziani). Più attuale la sua visione del Ghetto Nuovo dove passeggiano i turisti circondati dalle alte mura in contrasto con il resto della città e in sostituzione alle “macchiette” settecentesche che in costume popolavano le viste di Venezia.
Le sue “poesie dell’attimo” che “illuminano d’immenso”, tra la grazia e soavità, assenze e presenze, incontrano “orizzonti paralleli” in un unico punto di fuga tra la realtà visibile e il pensiero invisibile. Lucia Sarto focalizza Venezia come uno scrigno d’arte, unico e irripetibile al mondo, “Prospettive” è il titolo che ci indica non solo il viaggio all’infinito dello sguardo ma anche la visione oltre lo spazio raggiungibile solo con il cuore e trasgredisce con i suoi risultati la celebre frase di Monet che diceva che: “Venezia era troppo bella per essere dipinta”.
Francesca Mezzatesta
Storica e critica d’Arte